La Sirelli è la prima Art Bike che ho pensato di realizzare, nel 2016.
Conoscevo Massimo Sirelli da diverso tempo ma, se qualcuno mi chiedesse come ci siamo conosciuti, non saprei rispondere e questo dato.
Per me, che ricordo tutto e vivo sul filo dell’ipermnesia totale, è molto anomalo.

Probabilmente, ci siamo incrociati su Marte o su qualche altro pianeta rosso, perché è chiaro che lui sia un artista alieno, come io sono un progettista e produttore alieno, ma anche rosso.
Il nostro mondo ci guarda come alieni.
Il suo, che è il mondo dell’Arte, lo rispetta molto, ma non ha ancora stabilito o trovato una collocazione precisa, e penso sia un bene, ma anche un sintomo di verità.
Perché è un artista vero.

Il mio mondo, parlando del reparto ciclistico, perché è noto che io lavori su più fronti ormai da un ventennio, inizialmente mi odiava a morte e sguinzagliava hater professionisti da ogni dove, perché i social media manager del 2013 dovevano essere quelli del Duemilacredici, e forse credevano di passare inosservati o sotto silenzio, oltreché sotto falso nome, specializzati nel non conoscere il settore e nello scrivere inesattezze.

Era inevitabile, quindi, che io e Massimo Sirelli ci ritrovassimo a collaborare, anche se devo sottolineare che questa collaborazione sia stata più platonica, a distanza, che non gomito a gomito.
Platonica non in senso sentimentale, quanto artistico. Con tutta la stima per Sirelli.

Io gli ho dato un telaio speciale, in alluminio e carbonio, e gli ho lasciato assoluta libertà.
Altresì detta carta bianca, ma siccome la carta è un materiale diverso, così come diverso è il colore del telaio, argento e nero, non verniciato, dovrei parlare di telaio unico.
Perché l’esemplare è unico.

Ad oggi, a un anno di distanza dalla prima uscita ufficiale, avvenuta in uno dei più grossi Audi Zentrum d’Europa, in una strada che è tutto un programma, visto che si parla di via Enzo Ferrari, nell’Alessandria italiana e non d’Egitto, potrei raccontare storie che voi umani non potete immaginare, a proposito della Sirelli.
Tra l’altro, si parla del concessionario del pilota 3 volte campione del mondo alla 24h di Le Mans: Dindo Capello.
Casualità.

Ed è per questo che tornerò sull’argomento Sirelli, perché “La Sirelli” sembra cosa viva, e ha vissuto molto, in questo primo anno.
Girato il Mondo no, non ancora.
Ma il Giro d’Italia, fuori classifica, lo ha fatto.

E non è un caso, anche se la foto è stata scattata per caso, che l’immagine forse più rappresentativa abbia trovato il suo spazio lungo il chilometro più bello d’Italia, a Reggio Calabria.
Casualmente, nell’anno del centenario del Giro d’Italia.
Casualmente, visto che il Caso piace alla gente che piace e intriga chi sta scrivendo (e spero intrighi anche chi legge), Massimo Sirelli è calabrese, anche se ha eletto Torino come sua città ormai da qualche anno.
Io, da nativo milanese anche se di milanese ho addosso la casualità di esserci nato, nonché la residenza, nel 2017 ho spostato l’asse creativo del marchio a Scilla, che per me si è rivelata un asso.
Nulla, in tutto questo, era premeditato.

E per concludere, visto il tono volutamente un po’ kitsch di questa mia prima sortita dal dietro le quinte di Bollani Biciclette, aggiungo un inevitabile To be continued.
Enzo Bollani